Digressioni ed aneddoti su alcuni piatti tipici della cucina estiva fiorentina

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La cucina è da sempre stagionalità, sebbene ne sia cambiata, nel tempo,  la filosofia. Se per i nostri nonni questa era una scelta obbligata, non è così per noi, che abbiamo sempre a disposizione gli ingredienti più disparati.

2013-02-28 09.38.51

Pinzimonio fantasia

 

A noi piace essere ancora così saldamente radicati alle abitudini degli avi, scegliere le materie prime di stagione, personalizzando le antiche ricette con un pizzico di… Giovanni.

I piatti tradizionali sono piatti poveri, realizzati per valorizzare le poche materie prime a disposizione e non sprecare del buon cibo. A ben pensarci la cucina creativa, tanto di moda adesso, l’hanno inventata proprio le nostre nonne, con quella scaltrezza e quella abilità di dare risalto ad ogni singolo componente della dispensa.

Prendiamo ad esempio la Panzanella.

Nota anche come pammolle, o panmollo, nasce proprio dall’esigenza di non sprecare il pane. Una volta risorsa preziosa, che veniva realizzata nei forni comuni uno volta alla settimana o anche una volta al mese e poi conservato all’aria. Una volta lasciato a bagno veniva voi riproposto accompagnandolo alle primizie dell’orto: pomodori, cipolle, basilico, menta fresca, olio di quello bono e sale. Le varianti sono pressoché infinite, tutto dipende dalla fantasia di chi la realizza.

Potremmo definirla come la versione estiva della Pappa al pomodoro, sebbene quest’ultima sia gradevolissima anche gustata in estate, proprio per la sua natura leggera e sfiziosa.

Come non parlare dei fiori di zucca fritti? Friabili e croccanti appena levati dall’olio e ottimi anche freddi. Perfetti da portare ad un pic-nic o da servire ad un pranzo freddo. Qualche goloso impenitente ama persino gustarli il giorno dopo tra due fette di pane abbrustolito. Il trucco per la buona riuscita della loro preparazione è senz’altro la pastella, della quale esistono veramente moltissime versione e tutte valide.

E poi che dire di un bel tagliere di formaggi e salumi tipici? Magari accompagnati da una generosa porzione di coccole fritte o di un gustoso pane toscano.

Per gli amici appassionati di verdure non dimentichiamo il pinzimonio, la cui origine si perde addirittura nella notte dei tempi. Lo cita il poeta romano Trilussa e l’etimologia del termine sembra derivare dal termine dialettale cazzimperio. La cazza pare faccia riferimento ad un antico mestolo che serviva a tirare su l’acqua. Via libera quindi a tutte le verdure di stagione: carciofi, pomodori, melanzane, peperoni, sedano e carote e ad uno squisito intingolo di olio extra vergine di oliva, sale, pepe e aceto.

Chiudiamo questa piccola rassegna di cibi della memoria con l’intramontabile Fettunta. Antico spuntino dei lavoratori dei campi, la sua ricetta semplicissima si compone di pane abbrustolito, olio, sale e pepe. Il successo è la genuinità degli ingredienti.

Ci piace pensare alla storia di questi piatti, alle mani antiche e sapienti che li preparavano con amore. Il cibo non è nutrimento esclusivo del corpo ma anche dell’anima.

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